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Vedi gli allestimenti degli anni: 2013 | 2009 | 2000 |
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Tour virtuale, reportage della Galleria Nazionale |
nei mesi di giugno, luglio 2017 |
Allestimento: Time is Out of Joint
Mostre temporanee: Uncinematic, Conversation Piece, Corpo a Corpo |
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TIME IS OUT OF JOINT
11.10.2016 - 1.05.2018
Time is Out of Joint scardina anche le traduzioni e la loro eccellenza non può farci nulla, come dice Derrida che, come altri, a questo verso dell'Amleto di Shakespeare ha dedicato pagine fitte di dense riflessioni.
Avremmo potuto elencare qui anche noi le molte versioni che restituiscono "Time" come tempo, mondo, natura, e "out of joint" come fuori di sesto, fuori dai cardini, fuori squadra, disarticolato, scardinato, sconnesso. Un tempo che va ricomposto, "messo al diritto", un diritto che in questa mostra intreccia, in simultanea coesistenza, nuove inaspettate relazioni nello spazio simbolico del museo.
Relazioni che non rispondono alle ortodosse e codificate leggi della cronologia e della storia (dell'arte), ma si muovono assolte e svincolate in una sorta di anarchia che, come vuole una certa tradizione femminile a cui mi sento di appartenere, non ha nulla a che vedere con il disordine, ma si appella a qualcosa d'altro che viene prima delle regole.
Time is Out of Joint mette in campo una eterodossia, una disobbedienza, una sovversione così naturale che si potrebbe definire con Jabes "uno dei momenti privilegiati in cui si ristabilisce il nostro equilibrio precario" e si configura un incipit.
Un punto sorgente e una persistenza che mette fuori gioco qualsiasi certezza cronologica e mette in campo una temporalità plastica che si comporta come il bosone di Higgs, dipende dunque dal nostro sguardo.
E con un vero e proprio montaggio, con la parzialità che ogni scelta e ogni selezione porta con sé, fa precipitare il tempo storico cronologico, anacronizza passato, presente e futuro, ricostruisce e fa decantare un altro tempo, mentre mette in evidenza intervalli e durate, riprese e contrattempi.
Un tempo pieno di faglie, fratture, vuoti, scarti e scatti, che suggerisce molte combinazioni come quelle che Time, senza esitazioni, espone in piena luce. Ci muoviamo nello spazio attraversando le sale e le opere, dove le immagini sono fisse, in relazione simultanea tre loro, come se fossero prequel e sequel insieme: un cinema al contrario, dove la "fotografia, la visione ha un ruolo chiave nel cristallizzare e trattenere
tensioni così fertili anche nella loro composta presenza.
Time dispiega un tempo cinematografico, un racconto, un flusso di memoria, un'anticipazione di quello che verrà e prova ad assomigliarci più di quanto faccia un libro di storia dell'arte.
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Accardi, Agnetti, Alviani, Amendola, Angeli,
Archipenko, Arienti, Arp, Balla, Balzico, Bartolini, Baruch,
Baruchello, Bellmer, Benaglia, Bienaimé, Boccioni, Boetti,
Boldini, Braque, Bourdelle, Bugatti, Buren, Burri, Calder,
Calclerara, Calderini, Cammarano, Canova, Capogrossi,
Carocci, Carrà, Casorati, Castellani, Cecioni, Ceroli,
Cézanne, Chamberlain, Chia, Clemente, Colla, Colombo,
Cominetti, Consagra, Cortese, Courbet, Cucchi, Dalbono,
Dante, Dashtijde Chirico, De Dominicis, Degas, De Maria,
De Nittis, de Pisis, Cagnaccio Di San Pietro, Dorazio,
Dubuffet, Duchamp, Egger-Lienz, Ernst, Fattori, Faure,
Fautrier, Festa, Fioroni, Fontana, Franceschi, Galli, Gemito,
Giacometti, Giannattasio, Guidi, Guttuso, Hartung, Hayez,
Hòch, Jacquet, Klein, KIimt, Kounellis, Kosuth, Lega,
Leoncillo, Licini, Lodolo, Lo Savio, Lucas, Mafai, Magritte,
Manzoni, Martini, Masson, Mauri, Mendieta, Michetti,
Mirò, Moholy-Magy, Modigliani, Mondrian, Monet, Moore,
Morandi, Morelli, Moro, Novelli, Nunzio, Ontani, Paci,
Paladino, Palizzi, Pane, Pannaggi, Pascali, Pellizza,
Penone, Piangiamore, Pirandello, Pistoletto, Pistrucci,
Pollock, Prencipe, Previati, Raphael Mafai, Man Ray,
Rento, Riestelhueber, Rinaldi, Rivalta, Rodin, Rondinone,
Rosso, Rotella, Rotta, Russolo, Sartorio, Savinio, Schifano,
Schùtte, Schwitters, Scipione, Segantini, Severini,
Signorini, Simi, Sironi, Siviere Soffici, Sola, Sol LeWitt,
Spalletti, Tancredi, Tàpies, Tenerani, Terzaghi, Tito,
Tommasi, Trombadori, Troubetzkoy, Turcato, Twombly,
van Dongen, van Gogh, Viani, von Stuck, Uecker, Uncini,
Vedova, Wall, Warhol, Wildt, Ximenes, Zorio, Zuloaga. |
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Un progetto di
Cristiana Collu
Con la collaborazione di
Saretto Cincinelli
e del Collegio tecnico scientifico
della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Coordinamento
Giovanna Coltelli
Registrar
Keila Linguanti
Si ringrazia
Accademia Nazionale di San Luca, Roma
MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo
MEP - Maison Européenne de la Photographie, Parigi
Museo del Novecento, Milano
Museo Nazionale Preistorico
Etnografico "Luigi Pìgorini", Roma
Fondazione Giuliani
Nomas Foundation
Studio Gabriele Basilico
Galerie Catherine Putman, Parigi
Galleria Continua, San Gimignano
/ Beijing / Les Moulins / Habana
Galerie Jerome Poggi, Parigi
Galleria Kauffman Repetto, Milano
Galleria Lorcan O'Neil, Roma
Galleria Magazzino Arte Contemporanea, Roma
Galleria Otto Zoo, Milano
Officine dell'immagine, Milano
Fonderia artistica De Carli, Torino
in particolare
Giovanna Melandri
Bartolomeo Pietromarchi
Laurie Hurwitz
Leandro Ventura
Francesco Rubat Borei
Egidio Cossa
Valeria e Giovanni Giuliani
Raffaella e Stefano Sciarretta
Giovanna Calvenzi
Janni Kounellis
Alessandro Piangiamore
Luca Rento
Sophie Riestelhueber
Davide Rivalta
Francesco Moschini
Alessandra Bonomo
Magda Bonomo
Valentina Bonomo
Emi Fontana
Marco Massaro
Gohar Dashti
Liliana Moro
Manlio Bonetti
e inoltre
Associazione A3M
Elénore Chatin
Lorenzo Fiaschi
Verusca Piazzesi
Fabio Orsi
Maurizio Rigido
Jéròme Poggi
Francesca Kauffman
Laura Chiari
Mauro Nicoletti
Alessandra Barbuto
Beba Gristina
Andrea Ardizzone
Alice Fontanesi
Maria Acciaro
Annika Pettini
Anna Maria De Gregorio
Caterina Manfredi
Maddalena Santeroni |
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea — Roma
Immagine Galleria Nazionale d'Arte
Moderna e Contemporanea
Artemio Croatto
Chiara Caucig
/Designwork
Progetto e direzione lavori
Massimo Licoccia
Alessandro Maria Liguori
Progetto allestimento hall,
biglietteria, bookshop, bar
e area didattica
Martí Guixé
Progetto spazio videoproiezioni
e tavolo gipsoteca
Gianni Filindeu
Trasporti
Apice Roma
Illuminazione
AC Impianti
European General Services S.r.l.
Assicurazione
AGE Broker S.r.l.
Axa Art
Fornitori
Artek
Azzurra
B-Line
Bentu
Danese
Er Tappezziere
Gruppo Fallani
Magis
Opinion Ciatti
Pubblilaser
Wood Service |
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/ UNCINEMATIC
22.06.2017 - 24.09.2017
George Drivas
A cura di Daphne Vitali, una selezione di opere cinematografiche realizzate tra il 2005 e il 2014 dall'artista greco George Drivas, che rappresenta la Grecia alla 57. Biennale di Venezia.
L'artista crea video narrativi basati sull'immobilità e in gran parte delle sue opere utilizza una straordinaria sequenza di immagini ritmicamente alternate capaci di portare in primo piano il legame sotterraneo che, da sempre, unisce fotografia e cinema, ponendo in risonanza le fertili connessioni che sottotraccia uniscono immagine statica e immagine dinamica: «Ogni mio lavoro si sviluppa lungo due direzioni: da un lato la linearità, la narrazione, il racconto di qualcosa che procede e che si sviluppa, dall'altro l'irreale, la pausa, il dimenticarsi di come andrà a finire, congelati nel momento fotografato…».
Per l'artista si tratta di creare una nuova concezione di spazio vs. tempo, un nuovo modo di presentare e/o di seguire una storia attraverso la costruzione di una «"lentezza velocizzata", simile al non-ritmo dei sogni, una rapidità percepita in maniera quasi ipnotica, cosicché il tempo e la durata diventino quasi irrilevanti».
La sua indagine di questo decennio coinvolge sperimentazioni sull'immagine ferma o in movimento, narrativa o non narrativa, e ricerca una lingua astratta sia nel contenuto sia nella forma.
I suoi film potrebbero essere ambientati in qualsiasi momento e ovunque, nel futuro o nel passato, in quanto trasmettono contemporaneamente un aspetto futuristico e retrò.
Le immagini della fredda architettura modernista catturata dalla sua videocamera o macchina fotografica proiettano un'atmosfera di malinconia e di alienazione, mentre il paesaggio urbano mette in scena temi cruciali come questioni esistenziali, relazioni umane, mancanza di comunicazione, desideri sessuali insoddisfatti sullo sfondo di una società della sorveglianza.
(com.stampa GN) |
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CONVERSATION_PIECE
19.05 - 17.09 2017
La mostra, a cura di Nimfa Bisbe, prende il titolo dall'opera di Juan Muñoz (Conversation Piece, 1995) e mette in relazione un gruppo di opere di artisti dalle differenti voci poetiche.
Così come suggeriscono i gesti espressivi dei tre personaggi di Muñoz, la mostra possiede la forza del dialogo ma anche quella della dialettica, animata dalla seduzione e dalla ricerca di un significato rivelatore. L'interazione tra le opere segue una cifra che fa riferimento da una parte ai canoni dell'estetica minimalista e dall'altro alla triplice relazione tra architettura, scultura e figura umana.
In Conversation Piece, l'interpretazione formalistica della geometria dell'arte minimalista svanisce grazie alla forza del vissuto, dei simbolismi e della finzione delle opere. La forma viene interpretata dagli artisti per sostenere poetiche personali o rimandi alla realtà del nostro mondo. I giochi di contrasto e le assonanze tra le diverse proposte artistiche presenti, consentono di attivare molteplici letture che possono, a loro volta, generare storie diverse da quelle messe in scena.
Gli artisti
Fernanda Fragateiro, Donald Judd, Agnes Martin, Juan Muñoz, Joan Hernández Pijuan, Doris Salcedo, Julião Sarmento, Thomas Schütte, Richard Serra, Jana Sterbak, Antoni Tàpies, Ignacio Uriarte, Rachel Whiteread.
La collezione "la Caixa" di Arte Contemporanea
La collezione "la Caixa" di Arte Contemporanea costituisce oggi un importante corpus che offre diverse letture sull'arte degli ultimi quarant'anni. Nello stesso tempo è un motore di nuovi dialoghi e narrazioni che sottolineano il senso e l'attualità delle opere.
Questa collezione si è formata come spazio di ricerca e creazione di storie, senza dimenticare la sua funzione di riconoscimento, conservazione e rappresentazione dell'arte del nostro tempo.
Creata nel 1985 come un progetto aperto alla contemporaneità, conta attualmente un migliaio di opere significative della produzione artistica internazionale che non solo raccoglie la memoria dell'arte degli ultimi quarant'anni, ma offre anche un'ampia visione della continua domanda dell'arte sul nostro mondo attuale.
(com.stampa GN) |
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CORPO A CORPO
22.06 — 24.09 2017
La tendenza a fondere le diverse arti, riconducibile all'eliminazione dei confini tra le molteplici categorie artistiche, verificatasi agli inizi degli anni Sessanta, oltre a portare ad un cambiamento del linguaggio visivo in genere, determina la nascita di una nuova pratica d'arte, in cui la sparizione dell'opera - quadro o scultura che sia - conduce l'artista ad assumere come mezzo espressivo il corpo.
Questa tendenza nasce dalla crescente convinzione della inscindibilità nel nesso fra arte e vita, sulla scia di quanto già esperito alla fine degli anni Cinquanta negli happening di John Cage e del suo allievo Allan Kaprow in America e del gruppo Gutai in Giappone.
L'evoluzione dell'happening ha portato come conseguenza logica la nascita della body art o arte di comportamento, termini che sono poi passati a definire tutte quelle espressioni nelle quali il corpo funge da canale e dà forma al messaggio artistico. La mostra rintraccia e analizza il percorso di autodeterminazione della donna che ha segnato i due decenni '60 e '70, e che ha declinato in vario modo le istanze femministe di alcune artiste come Marina Abramovic, Tomaso Binga, Sanja Ivekovic, Ketty la Rocca, Gina Pane, Suzanne Santoro e Francesca Woodman e pioniere nella danza come Trisha Brown, Simone Forti e Yvonne Rainer.
«Ancora, in Italia (…) essere una donna e fare il mio lavoro è di una difficoltà incredibile». Così scrive nel 1975 Ketty la Rocca a Lucy Lippard, facendosi portavoce di un fenomeno sociale dove persiste ancora la grossa disparità tra uomo e donna: all'epoca, infatti, la presenza femminile nelle grandi rassegne espositive è esigua, quasi inesistente. Questa condizione di subalternità, dove le donne sono costantemente escluse da posizioni nevralgiche, inizia a mostrare i primi segni di cedimento proprio negli anni Settanta: le artiste rivendicano con forza il loro ruolo nella società e il diritto di vivere una sessualità libera attraverso la riappropriazione del proprio corpo.Negli ultimi anni il linguaggio del corpo è stato ripreso da artiste italiane dell'ultima generazione come la coppia formata da Eleonora Chiari e Sara Goldschmied, Chiara Fumai, Silvia Giambrone, Valentina Miorandi e Alice Schivardi - e del collettivo artistico con base a Parigi Claire Fontaine.Tutte hanno riattualizzato l'eredità ricevuta da chi le ha precedute, realizzando una serie di opere che compenetrano le ragioni dell'estetica con quelle della politica. Il loro lavoro ravviva quei caratteri che la critica americana Lucy Lippard riconosceva come contributo del femminismo all'interno della vicenda artistica degli anni '70: un'arte che fosse "esteticamente e socialmente efficace allo stesso tempo" caratterizzata "da un elemento di divulgazione e da un bisogno di connessione di là dal procedimento e del prodotto".
Ancora oggi la fotografia, il gesto e l'azione performativa sono gli strumenti ideali usati all'inizio degli anni '60 dalle artiste per continuare lo scardinamento del linguaggio e dei mezzi espressivi classici e sottolinearne l'inadeguatezza. Il linguaggio verbale, infatti, spesso si è rivelato insufficiente per definire stati d'animo complessi. Per questo motivo la sua destrutturazione visiva, attraverso il collage e il video, è ancora fondamentale per esprimere sentimenti e punti di vista difficili da indagare con altri mezzi espressivi.
(com.stampa GN) |
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Fotografia e web a cura di Toni Garbasso |
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© Antonio Garbasso
© Galleria Nazionale d'Arte Moderna - 2000-2018 |
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